PUNTO D'INTERESSE IMMERSIVO

Casa Museo Fantoni

Gli ambienti che hanno visto il lavoro e la vita delle diverse generazioni degli scultori Fantoni.

L’edificio
Esigenze di lavoro e di vita si combinavano nell’edificio, definivano gli spazi e il loro utilizzo, concedendo ben poco ad abbellimenti e a ricercatezze. Quest’architettura sobria e ben conservata fa da cornice al prezioso patrimonio artistico che ha sempre custodito e che ora è esposto al suo interno. Con queste caratteristiche uniche, casa Fantoni s’impone quale preziosa testimonianza di luogo di lavoro e di vita di una tipica bottega artistica del Sei-Settecento lombardo.
I prospetti interni di casa Fantoni affacciano sull’ampia corte e sull’area verde destinata a frutteto (brolo). Sono compositi e vivaci, in contrasto con l’austera omogeneità del fronte esterno sulla via Fantoni. La struttura a «elle» del complesso, ben percepibile dal cortile, nasce dall’unione di due corpi prima separati. L’ala principale ha origine da un nucleo primitivo a pianta pressoché quadrata, riconducibile al tipo casa-torre, con murature di grande spessore e un pozzo interno.
Dalla ricostruzione di questo corpo originario che la tradizione vuole distrutto fin quasi alle fondamenta nel 1378, durante le lotte tra i guelfi e i ghibellini locali e con l’addizione successiva delle parti laterali (secc. XV e XVII) prende forma l’edificio attuale, completato dal portico e dai loggiati soprastanti.
In facciata, trovano impiego manufatti di fogge e di epoche diverse. Indicano un’attività costruttiva prolungata, dettata da necessità di utilizzo e svolta nel rispetto di un’economia edilizia basata sul recupero. Sono i tratti tipici di un’architettura residenziale di forte tradizione contadina.
Il vasto porticato è importante per la vita nell’edificio. È un’estensione coperta del cortile, riparata e insieme esposta all’aria e al sole. Praticabile in ogni stagione e clima, è adatto allo svolgimento di attività domestiche e lavorative. Aprono sul porticato le stalle e i fondachi coperti a volta (sìlter), adibiti al deposito e alla lavorazione delle materie prime alimentari e produttive. Ai piani superiori sono disposte le cucine e le camere di abitazione che affacciano su spaziosi loggiati in muratura. Questi avevano, in origine, una struttura interamente in legno ed erano destinati alle attività domestiche e all’essiccazione dei prodotti agricoli. L’ala minore del complesso era un rustico isolato, adibito forse a stalla e fienile. Nel corso del Settecento venne trasformato a scopo residenziale. Si aggiunse la porzione di edificio che sovrappassa l’ingresso carrabile e il poggiolo di collegamento. Da ultima, fu costruita la terrazza con sottostante porticato che conclude il corpo di fabbrica.

Il museo
Negli antichi ambienti che hanno visto il lavoro e la vita delle diverse generazioni degli scultori Fantoni è allestito un museo, ufficialmente costituito e regolamentato nel 1968, con l’istituzione della Fondazione Fantoni. La sua storia, in effetti, risale a molti secoli prima. Già nel 1751, lo storico Francesco Maria Tassi dopo una visita alla casa di Rovetta, ne testimoniava l’esistenza. A questa data, la bottega di scultura è ancora in piena attività. All’incredibile numero di disegni progettuali e di modelli tridimensionali in legno e in terracotta realizzati dai Fantoni per la produzione di bottega si aggiunge, negli anni, un altrettanto ingente patrimonio d’arte che confluisce a Rovetta per la costante necessità di aggiornamento dei maestri alla scena artistica loro contemporanea, per le relazioni che intrattengono con i suoi esponenti e per quell’attitudine collezionistica che hanno dimostrato attraverso le generazioni.
Fondamentale si è rivelata poi l’opera di studio, di ordinamento e d’incremento delle collezioni intrapresa dall’avvocato Luigi Fantoni, primogenito di Donato Andrea, ultimo maestro della bottega. Il progetto di Luigi di dare anche forma giuridica alla Raccolta non ebbe seguito ma la sua opera risultò basilare per la formazione nei discendenti e fino ai giorni nostri della consapevolezza dell’importanza del patrimonio ricevuto in eredità. Quella coscienza che ha condotto suo nipote Giuseppe a istituire la Fondazione Fantoni nel 1968 e, con questa volontà, a garantire giuridicamente anche l’esistenza, l’apertura e il funzionamento del museo che la fondazione gestisce.

La bottega
Nel cortile, al riparo del porticato e di tettoie in legno che correvano sui lati, trovavano posto le attrezzature per il taglio del legname e per la lavorazione di pietre e marmi che arrivavano già sgrossati su misura. In questi spazi protetti, ben arieggiati e illuminati, operavano i lavoranti addetti alle fasi iniziali della produzione sotto la guida dei maestri quadratori che definivano la struttura e le dimensioni delle opere. I lustratori iniziavano qui la lucidatura delle parti che avrebbero poi completato in opera. In spazi più appartati, ai piani superiori, operavano i maestri scultori e intagliatori, soprattutto nelle fasi di studio e d’ideazione. Anche i pittori dovevano disporre di luoghi riservati e protetti dove colorire le opere, così come i doratori, talora presenti in bottega. Ai piani superiori si mescolavano spazi destinati alla conduzione della bottega e ambienti domestici. Troviamo una sala di rappresentanza e la grande cucina, dotata di camino e forno, di un acquaio in pietra e di numerose suppellettili antiche. Era questo il cuore dell’edificio, dove il gruppo famigliare si riuniva e intrecciava la complessa trama dei rapporti umani. Esigenze di lavoro e di vita si combinano nell’edificio, definiscono gli spazi e il loro utilizzo, concedendo ben poco ad abbellimenti e a ricercatezze. Quest’architettura sobria e ben conservata fa da cornice al prezioso patrimonio artistico che ha sempre custodito. Con queste caratteristiche uniche, casa Fantoni s’impone quale preziosa testimonianza di luogo di lavoro e di vita di una tipica bottega artistica del Sei-Settecento lombardo.

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