Di antica nobiltà feudale, i Secco erano forse di origine longobarda come sembrerebbe suggerire la radice etimologica del cognome col termine sich o siegche significa “vittoria” nel moderno tedesco. Con tale cognome viene definito infatti nella lapide tombale di Cervato, membro della famiglia, risalente al 1278, ove si trova indicato anche il primo antenato della famiglia, Giovanni, vissuto ai tempi della prima crociata; questi ebbe un figlio, Giacomo, da cui discesero i figli Alberto, vescovo di Utica, e Cervato appunto che viene indicato come miles, o più propriamente valvassore.
La famiglia all’epoca era con tutta probabilità già insediata a Caravaggio, diramandosi da lì nel bresciano, nel bergamasco e nel milanese. Un Antonio Secco originario di Caravaggio, viene indicato a Milano come sostenitore della fazione dei ghibellini nel 1393.
Nel corso del Quattrocento, la famiglia seppe piazzarsi ancor meglio nella società dell’epoca con matrimoni ancora più prestigiosi con casate di grande rilievo come i Gonzaga, i Visconti, i Torelli, i Lusignano, i Mocenigo, i Doria, i Comneno di Costantinopoli. La militanza di un certo Antonio Secco nel Quattrocento nelle fila dei militi di Francesco Sforza lo pose in contatto con le principali famiglie di nobiltà militare del ducato milanese
l già citato Cervato fu padre di Giacomo (m. 1278), il quale sposò Amorosa Bevilacqua ed ebbe due figli: Marco I e Girolamo. Marco ebbe due figli: Bartolomeo (n. 1291), che fu capitano della fortezza di Caravaggio, e Giovanni Battista, capostipite dei Seccoborella conti di Vimercate. Bartolomeo, che continuò la casata principale, si sposò con Francesca Pirovano, dalla quale ebbe Giacomo III (1316-1363), detto il Rosso, che fu governatore di Crema per conto dei Visconti; questi sposò Isabella Della Torre, dalla quale ebbe tre figli maschi, Fermo, Marco II e Antonio, i quali rimasero orfani del padre in tenera età ma, grazie alle cospicue fortune lasciate dal genitore, nell’anno 1388 poterono acquistare la signoria di Calcio e del territorio circostante. L’acquisto del feudo non avvenne però tramite l’istituzione della signoria milanese, ma per specifico contratto redatto con Regina della Scala, consorte del signore di Milano, ma sovrana personale delle terre infeudate ai Secco. Questo fatto elevò i Secco ad una posizione privilegiata come feudatari indipendenti e non sottoposti a sovranità esterne.
Fermo, che fu noto ghibellino della sua epoca e favorito dai Visconti, venne da questi nominato castellano di varie piazzeforti e fu il capostipite della casata dei Secco Comneno quando la casata, con Giorgio, conte di Mozzanica, si imparentò con Andronica Comneno, della casata degli imperatori bizantini. Questa casata si estinse poi nei Secco Suardo.
Marco, figlio secondogenito di Giacomo il Rosso, sposò in prime nozze Cassandra Del Carretto, ed in seconde nozze si risposò con Lantelmina da Vistarino, la quale lo rese padre di due figli, Giacomo VI e Cervato III. I fratelli saranno entrambi consignori di Calcio, ma il primo ramificherà la propria discendenza nel milanese, mentre il secondo nel bresciano.
Le fortune della casata: tra Visconti e Sforza
Giacomo IV fu condottiero per conto dei Visconti e sposò Luchina Del Cerro, della casata dei conti di Cervia, e ne ebbe quattro maschi, due dei quali noti alle cronache, Francesco (1423-1496) e Antonio (m. 1470).
Francesco, intraprese la carriera militare da giovanissimo divenendo paggio presso la corte di Mantova e venendo creato cavaliere del Sacro Romano Impero nel 1452 da Federico III mentre quest’ultimo si trovava a Ferrara. Nella sua carriera, militò fedelmente nella compagnia d’arme di Francesco Sforza per il quale riconquistò il feudo e la fortezza di Gera d’Adda che, durante le guerre di successione al trono del ducato di Milano, era caduta nelle mani dei veneziani. Per i suoi meriti, ottenne da Lodovico II Gonzaga in moglie la figlia Caterina con una ricca dote; presso i Gonzaga, fu ministro per gli affari militari e luogotenente dell’esercito, distinguendosi così anche come diplomatico oltre che uomo d’armi. Fu lui a contrattare il matrimonio tra Isabella d’Este e Giovanni Francesco Gonzaga. Dal duca Gian Galeazzo Sforza venne investito nel 1482 della contea di Bosco d’Alessandria e nel 1485 della contea di Sale, nell’area d’Oltrepò. Per il valore dimostrato e per le sue indubitabili doti diplomatiche, mentre prendeva parte alla Lega militare contro Venezia, a Cremona, nel febbraio del 1483, il duca di Calabria, Alfonso d’Aragona, gli consentì di aggiungere al proprio cognome l’appellativo “d’Aragona” e di inquartare alle proprie le armi del regno spagnolo.
Il fratello minore di Francesco, Antonio (1430-1488), fu anch’egli militare per Francesco Sforza che gli affidò dapprima la reggenza della piazzaforte di Gera d’Adda dopo che suo fratello l’ebbe riconquistata per il ducato di Milano, e poi il governatorato di Cremona. Sposò Caterina dal Verme, nipote per parte di madre del Carmagnola, dalla quale ebbe tra gli altri Giacomo Antonio (1451-1517), il quale cospirò con lo zio Francesco ma venne successivamente accolto alla corte di Ludovico il Moro e da questi creato senatore a Milano. Con la detronizzazione del Moro, ad ogni modo, passò al soldo di Venezia per la quale combatté nella battaglia di Agnadello. Sconfitto dai francesi, si vide confiscare il feudo di Sale poco dopo la perdita di quello di Bosco, perduto a favore dei Riario. Giacomo Antonio sposò Cassandra Pallavicino, dalla quale ebbe Francesco, Marco Antonio e quattro figlie. Il primogenito, Francesco (1490-1562), scortò nel 1541 l’imperatore Carlo V del Sacro Romano Imperonella sua venuta in Italia, e sposò la contessa Elisabetta Suardo, figlia di Ludovico, dalla quale ebbe dieci figli, tra i quali il più rilevante fu indubbiamente Socino (1540-1572), il quale fu giureconsulto, vicario di provvisione e prefetto di Milano, il quale sposando Brigida Prada fu continuatore della linea principale della casata. Un ramo collaterale si formò dal matrimonio di Marco Antonio con Prima Vertua, ramo che si estinse però nel XVII secolo.