COMUNI COINVOLTI

FAMIGLIE COINVOLTE

DURATA TOTALE

Circa 1 giorno

L’itinerario, che si dipana tra il castello, le chiese e le vie di Calcio e il complesso di S. Bernardino a Caravaggio, permette di ricostruire la storia della famiglia Secco e il suo impatto sull’urbanistica della città di Calcio.
Si rileggono, in questo modo, i fatti salienti che hanno caratterizzato la storia delle due città nei secoli, dando vita, nel frattempo, a una revisione dei legami tessuti con altre famiglie storiche italiane e il valore aggiunto che una casata di un tale livello sociale ha lasciato sul territorio della Bassa Bergamasca.

Percorso ½ giornata:
La storia della famiglia si collega, anzitutto, con quella di altre famiglie nobiliari italiane, del calibro dei d’Aragona, dei Suardi, dei Comneno. A intrecciarsi, però, con la storia del casato è anche la storia urbanistica di Calcio e del circondario: il castello (costruito su una villa romana di cui un pavimento a mosaico è oggi conservato al museo di Bergamo) – oggi Silvestri – viene ampliato, decorato, gestito dalla famiglia fino al XIX secolo, le chiese più antiche decorate e ampliate grazie a contributi dei vari rami familiari, la Nuova parrocchiale – la seconda per dimensioni della Lombardia dopo il Duomo di Milano –prende avvio con l’esplicito sostegno di un esponente dei Secco.

Percorso ½ giornata:
La Chiesa di San Bernardino fu eretta a partire dal 1472. Fu la famiglia Secco a donare il terreno per l’edificazione che terminò nel 1488. Il convento fu dato agli Osservanti della Provincia di Milano, un movimento riformatore dell’Ordine dei Minori. Gli Osservanti restarono a Caravaggio fino al 1543, anno della cessione ai Riformati. Sopravvissuto alle soppressioni del governo austriaco, ‘San Bernardino’ non resistette a quello francese che lo dichiarò soppresso il 16 giugno 1798 invitando i religiosi a trasferirsi a Crema. Il governo francese vendette ortaglia e convento ad un privato. Seguirono due passaggi di mano, poi, a seguito delle ripetute petizioni della comunità che invocava il ritorno dei religiosi, i frati ritornarono, ma per pochi anni. L’11 maggio del 1810 avvenne la definitiva soppressione. La proprietà passò all’Ospedale Civile che decise di affittarlo: la parte del convento diventò casa colonica e la foresteria, ampliata, fu destinata a caserma. Mentre il Monastero subì diverse trasformazioni, la chiesa, essendo sempre stata aperta al culto, conservò il proprio aspetto originale. Dopo la Seconda guerra mondiale i contadini se ne andarono poco alla volta. Il chiostro e il terreno di ‘San Bernardino’ furono comprati dal Comune nel 1970 mentre nel 1978 l’Ospedale donò al Comune stesso la chiesa. Nel 1973 il sapiente restauro dell’architetto Sandro Angelini di Bergamo lo consegnò alla comunità per l’esercizio della cultura e dell’arte. Situata sul lato di tramontana del complesso monastico, la chiesa è orientata da ponente a levante. La facciata ha la struttura tipica gotico-lombarda; sopra il rosone è inserita una terracotta con il simbolo bernardiniano; sopra l’architrave della porta si trova una lunetta affrescata con una scena della Natività, di fattura cinquecentesca, con l’aspetto originale alterato da ritocchi pittorici recenti, attribuita dal Tirloni (critico d’arte caravaggino, vivente) a Fermo Stella, un pittore caravaggino del ‘500. Un portichetto, sorretto da colonne in pietra, copre l’ingresso; inserito più tardi (forse nel Seicento, opera dei Riformati) non ne disturba l’insieme.