PUNTO D'INTERESSE

Casa natale di Francesco Martinengo Colleoni

L’edificio dove nacque Francesco Martinengo Colleoni è l’unica parte superstite del Palazzo dei Martinengo, fabbricato di notevole valore architettonico ma demolito quasi completamente per fare posto alla nuova chiesa parrocchiale, consacrata nel 1938, e al suo ampio sagrato. Si presenta in forma di casello (localmente chiamato “Torre”) su due livelli più sottotetto.
La Torre del Colleoni è in procinto di essere restaurata per farne il primo Museo del Vino della Provincia di Bergamo, considerata la plurisecolare (c’è chi dice millenaria) vocazione vitivinicola del territorio, noto nel mondo per la produzione del celeberrimo Moscato di Scanzo, con l’obiettivo di contribuire al traino di un turismo nazionale e internazionale.
La casa natale di Francesco Martinengo Colleoni è contigua ad altri edifici, di epoche e stili differenti, ma accomunati sia dall’interesse storico (tutti sono infatti sottoposti alle disposizioni di tutela) che da un unico progetto di restauro, recupero e utilizzo a fini sociali e culturali. Prospettano su una corte comune e consistono in:
• un edificio di età incerta ma comunque precedente il 1812, caratterizzato da loggiati e, internamente, soffitti a semibotte affrescati con figure e grottesche (restaurato e destinato ad housing sociale).
• un auditorium realizzato nel 1933, pregevole esempio di architettura razionalista italiana, caratterizzato da una equilibrata scelta compositiva svolta attraverso la calibrata partitura dei semipilastri addossati ai piani di facciata (in corso di restauro e destinato ad attività culturali e ricreative).

www.terredelvescovado.it
www.stradamoscatodiscanzo.it

Francesco Martinengo Colleoni, discendente di Bartolomeo Colleoni, nacque nel 1548 a Scanzo. Condottiero e diplomatico fra i più rilevanti nel periodo storico a cavallo fra il XVI e il XVII secolo, fu condottiero al servizio dei Savoia (comandandone la galea nella battaglia di Lepanto del 1571) e della Serenissima Repubblica di Venezia. In vecchiaia, abbandonate le armi, si dedicò a opere di bonifica nella media pianura bergamasca orientale, fra i fiumi Serio e Cherio.

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